Starbucks: Sempre più persone richiedono di eliminare l’extra sul latte vegetale

Sempre più persone richiedono a Starbucks di eliminare l’extra sul latte vegetale e questa è una conseguenza di come la realtà vegan si sia diffusa moltissimo e sia ormai quasi impossibile non trovare opzioni cruelty-free nelle grandi catene alimentare che offrono prodotti facilmente sostituibili con alternative plant-based.

Malcontento dei clienti e raccolta di firme per una petizione

Starbucks è, infatti, una catena di caffè molto popolare ormai diffusa e conosciuta in tutto il mondo, che presenta nel suo menù molte alternative vegetali, in cui gli ingredienti comunemente utilizzati vengono sostituiti con quelli privi di derivati animali.  La sostituzione, però, comporta un pagamento extra alla cassa: questo ha scatenato il malcontento dei clienti e ha dato avvio ad una petizione in cui si richiede di eliminare il supplemento e avere la possibilità di pagare i prodotti vegetali allo stesso prezzo di quelli comuni.

A dare inizio alla petizione è stata PETA, l’organizzazione che combatte per la salvaguardia dei diritti degli animali, e sono state raccolte già 48.000 firme.

Incentivare la vendita del latte vegetale senza aumentare il prezzo..

Il fatto che si trovino alternative vegan è sicuramente un grande traguardo, una vittoria che anni fa sarebbe stata considerata impensabile. Questo però non è più sufficiente in una società sempre più aperta alla realtà vegan e sempre più consapevole dei vantaggi di un’alimentazione priva di derivati animali.

Il mercato del latte vegetale è infatti continuamente in crescita e sempre più persone decidono di abbandonare quello vaccino per intolleranze, gusti o scelte etiche. Tenendo presenti questi fattori risulta indispensabile che le grandi catene incentivino la vendita di determinati prodotti e l’aumento dei prezzi. Aziende come Starbucks che possono fare a meno dei supplementi, senza gravare sui propri guadagni, non hanno scuse per non accogliere le richieste della petizione.

Permettere che questo accada non significa soltanto accontentare i clienti, ma soprattutto garantire un diritto fondamentale alle creature viventi: il diritto alla vita, al non cedere il proprio latte materno per soddisfare i piaceri altrui. Insomma, da quando la scelta vegan richiede un supplemento da pagare, non è forse il contrario?